La Philosophy for children rappresenta una delle più significative esperienze pedagogiche contemporanee.
Iniziata negli anni ’70 da Matthew Lipman, filosofo di formazione deweyana profondamente interessato a problematiche pedagogiche e fondatore dell’Institute for the Advancement of Philosophy for Children (IAPC), ha avuto ampio seguito e diffusione dapprima negli Stati Uniti e successivamente in tutto il mondo con l’istituzione di numerosi centri e una consolidata sperimentazione del programma.
La Philosophy for children – da non confondere con altre esperienze di “filosofia con i bambini” oggi presenti in Italia – è un progetto educativo centrato sulla pratica del filosofare in una comunità di ricerca.
In quanto tale, si sviluppa in un particolare setting di cui è responsabile un facilitatore adeguatamente formato. Si avvale, inoltre, di specifici materiali didattici: una serie di racconti in forma dialogica in cui i protagonisti, bambini, adolescenti, adulti, animali dialogano su problemi e questioni di natura filosofica, il valore della vita, il pensiero, il rapporto mente-corpo, la verità, la giustizia, emergenti dalla loro esperienza.
Modello metodologico di riferimento è la comunità di ricerca, gruppo di insegnamento-apprendimento in cui è possibile costruire un percorso di ricerca comune attraverso il confronto dialogico e l’articolazione di procedure euristico-riflessive in riferimento ai temi ed ai problemi individuati in seguito alla lettura dei racconti.
La P4C è sostenuta dalla Division of Philosophy dell’UNESCO, in quanto risponde alla promozione delle life skills individuate dall’ONU e dall’UNICEF come presupposto di ogni contesto socioculturale. Tra le più importanti è opportuno sottolineare: l’acquisire pensiero critico e creativo, il comunicare in forma adeguata al destinatario, imparare a prendere decisioni tenendo conto dei dati di realtà e a risolvere problemi specifici, riconoscere le proprie caratteristiche e sviluppare le proprie capacità autovalutative. Ciò è dimostrato anche da un recente studio condotto su circa 3.000 alunni/e tra i 9 e i 10 anni in 48 scuole inglesi che ha messo in luce come filosofare a scuola con l’approccio della Philosophy for Children aiuta bambini e adolescenti (anche con svantaggio) nell’ambito linguistico e logico-matematico, migliorando al contempo le loro abilità sociali (rispetto reciproco, educazione alla tolleranza e alla convivenza civile e democratica).
Per questo il programma si mostra valido nel prevenire fenomeni di disagio che possano portare alla dispersione scolastica o ad episodi di aggressività fra i bambini/ragazzi.
La P4C, coi processi di problematizzazione che l’accompagnano, può facilitare l’acquisizione di consapevolezza di fronte ai fenomeni della globalizzazione, in particolare nel suo aspetto di integrazione globale, ponendosi quindi come valido supporto per il dialogo interculturale, a partire già dall’ultimo anno di Scuola dell’infanzia. Di recente, grazie al progetto europeo PEACE (Philosophical Enquiry Advancing Cosmopolitan Engagement), è stato elaborato un apposito curricolo di P4C finalizzato al cosmopolitismo.
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